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Il mio Viaggio in Germania


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Il sogno di Wolfsburg

Sono quattro anni... forse pure di più, che sogno di andare al museo di Wolfsburg.
I soldi, il tempo, la compagnia: sempre loro a farmi rimandare. Sempre.

L'idea era semplice e bellissima: arrivarci in Maggiolino, il mio Gerry del 1975.
Ma gli amici di Roma, un po' più avanti con l'età, non se la sono mai sentita.
Abbiamo pensato all'aereo, poi a un pulmino guidato a turni... e ogni volta, il giorno della partenza, quella data vaga di giugno... niente.
Giugno passava, e io restavo qua.

Quest'anno però, complice il ponte tra Pasquetta e il 25 aprile, mi sono detto: "Quasi quasi..."
Avevo pensato di prendere l'aereo da solo, vedere Berlino, affittare una macchina e poi il museo Volkswagen.
Non sarebbe stata la stessa cosa, lo sapevo.
Ma forse, mi sono detto, me ne sarei anche accontentato.

Poi, dal nulla, un lampo: Peppo.
Un amico di Vespa, con cui avevo già fatto delle vacanze.
"Quasi quasi..."
Il 25 marzo lo contatto. Al massimo mi avrebbe detto di no, no?

Subito salta fuori un problema: ha un cagnolino.
E io, senza neanche pensarci: "Che problema ci sta? Lo portiamo con noi."

Così partiamo: programma di massima, poche certezze e tanta voglia.
Forse verrà anche un suo amico che parla tedesco. Sarebbe una mano santa.
(Anche se poi, all’ultimo, non ci sarà.)

La data del 20 aprile si avvicina.
Abbiamo un piano vago, ma decidiamo di non prenotare nulla.
Andare un po’ all'avventura, buttandoci nella mischia, fidandoci del culo e della tecnologia:
Booking per dormire, qualche app per mangiare, Google Traduttore per capire.
Se proprio non capiranno l'inglese, ci inventeremo qualcosa.

Questa volta non mi faccio fregare.

Qualche messaggio su WhatsApp — o come lo chiamo io, "la Zappa" — per definire un po’ di linee guida, qualche idea da condividere.
Dormiremo a casa di Peppo, in montagna, così domenica potremo riposare e poi partire all’alba per raggiungere Berlino.

Ed eccolo, il problema: per arrivarci, avremmo dovuto attraversare la Svizzera.
E lì serve il passaporto sanitario per il cane.
Esiste ancora la dogana, e se ci fermano... sono cazzi.
Come fare?

Per fortuna, grazie a ChatGPT, mi viene in mente di chiedere un percorso alternativo.
Qualche minuto, ed eccolo lì: passare per l'Austria, dormendo dopo Innsbruck.
Perfetto.

Ma a questo punto il percorso cambiava: si passava per Verona.
E allora Peppo si domanda, giustamente: "Non ci conviene incontrarci direttamente da qualche parte vicino Modena, senza dover tornare indietro e allungare il giro?"

Ha ragione.
Così decidiamo: ci incontreremo a Carpi.
Lì Peppo parcheggerà l'auto, e da lì in poi si parte davvero, a bordo del mitico Gerry.

Premetto che ancora non ho pronta la valigia.
Chi ha tempo?
Lavoro tanto, come un dannato.
Tutti all’ultimo a riparare le auto per il grande ponte che si presenta: Lunedì di Pasquetta, 25 aprile e poi pure il 1° maggio.
Insomma, il solito casino: tutti a sistemare i lavori rimandati da tempo immemore.

Per fortuna mia madre, santa donna, mi ha preparato un po' di vestiti che secondo lei potrebbero andare bene.
Una rapida scelta dei capi... ed ecco che anche la valigia è pronta.

Finalmente arriva la data della partenza.
Sabato faccio spesa con mamma, per essere sicuro che in quei cinque giorni non le manchi nulla.
Nel caso, comunque, ha la sua auto: se avesse bisogno di qualcosa, è ancora autonoma.
Almeno questo pensiero me lo tolgo.

Giorno 1 – Domenica 20 aprile – Direzione Carpi

Sveglia all’alba di domenica 20 aprile: Pasqua.
Colazione di rito.
Il cuore che inizia a battere forte: stavolta si parte davvero.

Sono le 7:16 quando salgo su Gerry.
Davanti a me, per ora, 145 chilometri.

Prima sosta in autostrada: benzina, sgranchimento delle gambe, pausa pipì.
Sono le 9:04.

Alle 9:15 sono di nuovo in viaggio.
Altri 133 chilometri da macinare.

Alle 12:42 arrivo a Carpi, come da programma.
Ci aspettiamo al Piazzale delle Piscine, dove Peppo mi saluta, è arrivato prima lui di me.
Pausa pranzo insieme.

Mangiamo due piadine al Jitty Fast Foo, accompagnate da due porzioni di patatine fritte.
Il locale è gestito da degli indiani: cibo onesto, costo giusto.
Perfetto per un pranzo leggero: va bene così, anche perché, altrimenti, sai che cecagna veniva dopo.

Meglio restare leggeri: la strada davanti a noi è ancora lunga.

Sono le 14:53 e dopo aver parcheggiato l’auto di peppo in una via più sicura, si riparte.image.jpeg.234d77edf406cbf8e888adb5bfa0afa8.jpeg

Alle 15:06, altra sosta per i soliti riti: benzina, pausa pipì, sgranchimento... e far muovere Penny, il cane di Peppo.
Alle 15:26 siamo di nuovo in viaggio.
Iniziamo a leggere i primi cartelli bilingue, italiano e tedesco: il confine del Brennero è vicino.

Dobbiamo acquistare la vignetta, obbligatoria per circolare in Austria.
Sono le 17:22 quando varchiamo il Brennero.

Acquistiamo la vignetta presso il Museo Plessi — che ancora oggi non ho capito perché si chiami museo: non ho visto nulla, se non un bar che vende vignette.
Comunque sia, siamo ufficialmente in Austria.image.jpeg.38076e4880a896b609e23fd80304d240.jpeg

Decidiamo di fermarci per la notte presso il Café Pension Alpina di Innsbruck.
Mangiamo una cotoletta con una salsa ai funghi — qui la chiamano "alla cacciatora".
Sono le 20:06.
Ognuno prende possesso della propria stanza.
Decidiamo di mettere la sveglia alle 7:00: fare presto colazione e poi di nuovo in marcia.

Io resto sveglio fino alle 22:30.
La stanchezza, il sonno, il viaggio che già si sente addosso... è ora di chiudere gli occhi.

La prima parte del viaggio si conclude qui.
Totale della giornata: 800 km percorsi.

Giorno 2 - lunedì 21 aprile – Direzione Berlino

Peppo mi manda un messaggio per sapere se sono sveglio.
Rispondo di sì. Ho anche fatto delle foto dalla camera
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Mi preparo e ci ritroviamo giù a fare colazione.

Dopo aver fatto il check-out e pagato camera e colazione, alle 8:25 partiamo.

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Prima sosta a Innsbruck alle 9:02: dobbiamo prelevare dei soldi per Peppo.
Purtroppo la sua carta non funziona.

Decidiamo di girare un po' per Innsbruck: scattiamo qualche foto all'Arco di Trionfo e alle case del borgo vecchio, molto carine.
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Alle 10:00 ripartiamo.

Proseguiamo il viaggio con varie soste e pause necessarie per sgranchirci.
Intorno alle ore 11:00 facciamo quelle che pensiamo sia la tappa ed il nome della giornata 2 pozzanghere 10 euro. Un caffè l’ungo, anche se lo chiamano ristretto, cattivo, per fortuna io lo prendo macchiato, ma è proprio il sapore che non si risolve nemmeno con il latte. Chi sa che miscela usano.

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Arriviamo così a Norimberga: sono circa le 13:00 (non ricordo l'ora esatta).
Una bellissima città. Subito un Tedesco, forse per via del maggiolino, ci saluta e ci chiede se serve il posto, inizialmente non capivamo, forse ci aveva presi per tedeschi in trasferta in italia, ma comunque ci dice 5 minuti e poi ci lascia il parcheggio, ottimo.
Poi prima di scendere una persona di una certa età, ci chiede se parliamo inglese ed inizia a sciorinare tutti i suoi ricordi, ha avuto anche lui un maggiolino da giovane, e che ha avuto anche una 911 dello stesso colore di Gerry ruby red.
Abbiamo percorso 101 km.
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Facciamo un giro per il borgo antico, attraversiamo i ponti sopra il fiume Pegnitz, foto di rito...
Foto al mercatino caratteristico, vorremmo pranzare qui all’esterno, ma Penny non è gradita, quindi dopo aver fatto le foto alla chiesa di San Sebaldo si va a pranzo.

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Ci fermiamo presso un Pizza Cappuccino, in via Rollnerstraße 182, Norimberga, un chioschetto gestito da arabi.
Mangiamo due pizze margherita: buone, forse andavano cotte un po' di più, ma comunque saporite.

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Alle 15:52 ripartiamo, guidando per altri 140 km.
Facciamo un'altra sosta di rito per sgranchirci e per far muovere Penny, presso Serways Raststätte Frankenwald.

Durante la pausa decidiamo anche dove andare a dormire, cercando tra le offerte di Booking l’albergo meno costoso che accetti animali.

Dopo aver percorso altri 300 km circa, arriviamo all'ACHAT Hotel Leipzig Messe alle 19:55.

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Ceniamo nel ristorante dell'hotel, il Mistico.image.jpeg.950aee1a53308190a9bdf1cdcc9afa29.jpeg image.jpeg.7669133c2394c10e77ccbdcf66acfbfe.jpeg

È ora di andare a letto.
Ognuno va nella propria stanza.

Io resto sveglio fino alle 23:00.
Poi crollo.

Totale della giornata: 501 km percorsi.

Giorno 3 – Martedì 22 aprile

Si parte dopo colazione, direttamente dall’ACHAT Hotel Leipzig Messe.
Dopo la foto di rito davanti all’albergo, ci mettiamo in viaggio.
Sono le 8:52.

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Guido per circa 138 km prima della solita sosta alle 10:37: pausa, sgranchimento, passeggiata per Penny.
Siamo eccitati: oggi la tappa è Berlino.
Un pezzo di storia che diventa realtà.
Non solo da studiare, ma da toccare con mano.

Ed è proprio in autostrada che succede qualcosa di speciale: un tizio su un Maggiolino ci saluta.
Va forte, più di Gerry.
Sicuramente è preparato, si vede.
Noi, ahimè, dobbiamo accontentarci della nostra andatura lenta.
Sarà il primo — e uno dei soli due — Maggiolini che incontreremo lungo il viaggio.

Alle 11:06 siamo dentro Berlino.

Il caos.
L’ambiente è quello di una grande metropoli: traffico ovunque, lavori stradali in corso.
Non mi trovo bene. Non per colpa della città — ci mancherebbe — ma per il disordine.
Dopo i piccoli paesini attraversati finora, qui c’è un’energia diversa: tanta vita, tanto movimento, persone di ogni etnia e religione.
Ci perdiamo più volte, cercando la parte sopravvissuta del Muro, quella vicino al museo del memoriale.

Alle 12:36 trovo finalmente parcheggio.
Proprio lì, in quella che una volta era chiamata la striscia della morte. Bernauer Straße.
Qui c’era il confine, il filo spinato, i proiettili, la disperazione.
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Ora c’è un memoriale.
Vediamo il Muro.
Lo tocchiamo.
Leggiamo ogni cartello, aiutandoci con Google Traduttore: santo Google.
E capiamo meglio dove siamo.
Sì, le foto turistiche le facciamo anche noi.
Ma consapevoli.
Consapevoli che quel muro ha distrutto vite, separato famiglie, spaccato una nazione.

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Proviamo ad entrare nel museo, ma purtroppo, anche se Peppo tiene Penny in braccio, ci invitano ad uscire.
I cani non sono ammessi.
E lasciarla in macchina, sotto il sole, non se ne parla proprio.
A malincuore, rinunciamo e cerchiamo la seconda tappa: la Porta di Brandeburgo.

Navigatore impostato... e via.
Poi, all’improvviso: eccola lì.
Ci appare davanti senza preavviso, in tutta la sua imponenza.
L’euforia è alle stelle: non ce l’aspettavamo così, di colpo.

Divieto di sosta ovunque.
Ma Peppo si ricorda di una foto, credo scattata nel 1938.
Mi indica dove parcheggiare, e io lo seguo.
Scatto.
Dovrebbero essere circa le 13:00, o poco più tardi.

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Fatte le foto, ci assale la fame.
Il tempo è poco, ma le due nostre mete di Berlino sono raggiunte.
Alle 14:11 parcheggiamo in Kollwitzstraße 50 e a piedi raggiungiamo una hamburgeria: Grindhouse Burgers.

Entriamo.

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Una ragazza ci accoglie subito, iniziamo a leggere il menù.
Ordiniamo in inglese, con non poco sforzo, ma ci facciamo capire.

Mentre mangiamo, notiamo un ragazzo biondo, occhi azzurri, che smanetta con il portatile.
Pensiamo: un lavoratore in pausa pranzo.
Poi, all’improvviso, si gira e dice:
"Lucia, hai bisogno di una mano?"
Scopriamo che è egiziano, lavora nel locale, e ha vissuto per tanti anni a Roma.
Lucia invece è una ragazza di Verona.

Com’è piccolo il mondo.

Alla fine ci facciamo preparare quello che più somiglia a un caffè ristretto.
Si saluta e si riparte.

Alle 15:58 lasciamo Berlino in fretta.
Siamo stanchi, e la città è troppo nevrotica per due persone cotte da un viaggio così lungo.

Dopo una sosta veloce, alle 17:01 arriviamo finalmente a Wolfsburg.
Vediamo le prime fabbriche Volkswagen... ed eccoci all’hotel:
Hotel & Restaurant Blume.

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Questa sarà la seconda sosta più divertente del viaggio.

Prendiamo possesso delle stanze.
Sia la ragazza che il ragazzo alla reception sono gentilissimi.

Poi chiedo, in inglese un po’ arrangiato:
"Can I leave my car in the parking lot?"

La ragazza mi dice di no, i parcheggi sono dietro.
Esce per indicarmeli…
e poi vede Gerry.

Lo abbraccia.
Lo stringe.
Dice che è fantastico.

Rientra di corsa e, poco dopo, esce con mezzo albergo a guardarlo.
Spiega che vengo da Roma.

Al ristorante, dopo aver appoggiato le borse nelle nostre camere, una signora anziana ci dice qualcosa in tedesco — non capiamo nulla, ma sicuramente ci sta facendo i complimenti: anche lei ha avuto un Maggiolino da giovane.

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Gerry sei mitico.
Tra Penny, che prende coccole da tutti, e Gerry, che conquista ogni sguardo...
Stiamo facendo stragi.

Totale della giornata: 373 km percorsi.

 Giorno 4 – Mercoledì 23 aprile

Questa è la mia tappa.
Nulla potrà — o dovrà — rovinarla.
È il coronamento ideale del viaggio: vedere il museo della Volkswagen.

Sono agitatissimo.
Come un bambino il giorno di Natale.
Solo che invece dei regali... mi aspettano storia, lamiera e sogni a quattro ruote.

Sono le 9:19 quando lasciamo l’Hotel Blume.
Guidiamo solo 4,9 km per raggiungere la meta: la Foundation Auto Museum Volkswagen.
Finalmente ci siamo.

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Purtroppo Penny non può entrare.
La lasciamo in auto, all’ombra, con i finestrini aperti il giusto.
Sappiamo che non ci metteremo tanto, e le condizioni sono sicure.
Entriamo.

E subito... è come essere in un tempio.
Un tempio a quattro ruote.

Le auto sono tante, e tutte perfettamente tenute.
Lucide, ordinate, disposte con cura.
Cammino tra i modelli storici come se stessi sfogliando le pagine di un libro che conosco da anni.

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Ad un certo punto — eccolo — il fratello più giovane di Gerry, un Maggiolino standard del 1978, color beige.
Mi fermo. Lo guardo.

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Poi lo sguardo vaga.
Non so più dove guardare.
Tante auto, tantissimi modellini, prototipi, evoluzioni, idee.
Un’esplosione di design, di meccanica, di storia.
Il sogno di Wolfsburg è realtà.

Non so nemmeno spiegare l’emozione che ho provato.
È una di quelle cose che ti riempiono dentro e basta.

Dopo un po’ ci affrettiamo ad uscire: Penny ci aspetta.
Vogliamo assicurarci che stia bene.

Arriviamo alla macchina e la signora della reception ci anticipa:
"Tutto a posto, l’ho controllata io."

Un gesto piccolo, ma di quelli che fanno la differenza.

Apriamo la macchina, Penny scende, si sgranchisce.
Poi la rimettiamo con attenzione, ancora all’ombra, e rientriamo nel museo per completare il giro.

Finito il giro, usciamo e andiamo a fare qualche foto davanti alla fabbrica Volkswagen.
È lì che, in teoria, dovrebbe essere nato Gerry.
Anche se, con tutte le fabbriche che ci sono in giro, magari non è proprio questa quella giusta.
Ma poco importa.
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È tedesco, è Gerry, è il mio Maggiolino.
E questo mi basta.
Mi piace troppo, e non lo cambierei mai.

È ora di pranzo.
Restiamo lì vicino, a due passi dal museo.
Sono quasi le 13:00.

Troviamo un chioschetto.
A vederlo, non gli daresti due lire.
E invece...

Fanno della pizza buonissima.
Il posto si chiama Bella Italia.
Il titolare è italiano, lo capiamo subito dal modo di fare, dal sorriso, dal tono.
E anche dall’auto che ha parcheggiato lì davanti: un’Audi Q8 RS.
Che non sarà la prova che è italiano...
ma che ha fatto la grana, sì.

Peppo prende una pizza salsiccia e funghi.
Il titolare gli consiglia di aggiungere un po’ di origano.
Peppo accetta, ma poi lo trova troppo forte.
Io invece prendo una pizza rossa con prosciutto e funghi.
Buona, ben cotta.

Direi che anche stavolta ci è andata bene:
titolare italiano, cibo buono, conto onesto.
Che vuoi di più?

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Sono le 13:35 quando partiamo da Wolfsburg.
Questa volta decidiamo di fare più soste: benzina, sgranchimenti...
La stanchezza si fa sentire.
Guido da domenica e, onestamente, non mi sono risparmiato.
E poi Gerry è molto rumoroso.
A ogni chilometro sento tutto: il motore, le vibrazioni, il mondo che corre intorno.

Riporto solo una sosta, ma è quella che conta.

Siamo in una stazione di servizio quando un signore finlandese di Helsinki ci si avvicina.
Parla un inglese un po’ incerto, ma capiamo che possiede un 1302, con cui è arrivata fino a Nordkapp.

Un sogno di Peppo.
Ma, a dire il vero, anche mio.
Solo che… i soldi.

Parlando, scopro che conosce anche il francese: suo padre è belga.
E lì cambia tutto.
Inizio a parlare meglio, finalmente ci capiamo.

Ci saluta con un:
"Bon voyage!"
E io rispondo:
"À bientôt!"

E come sempre... devo ringraziare Gerry.
Senza di lui, questo incontro non sarebbe mai successo.

Alle 19:49 arriviamo al Hotel zur Post Limburg – Bad Camberg.

Anche qui, la fortuna ci assiste:
il ragazzo alla reception parla inglese fluentemente e ci assegna due stanze adatte alla nostra stazza (il che, dopo 1.800 km, è un dono del cielo).

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Nel ristorante attiguo, uno dei camerieri parla italiano.
Poco, ma quanto basta per ordinare una grigliata mista ottima.

Dopo cena è ora di andare a letto.
Io sono cotto.

Stanco.
Berlino, con il suo traffico e il suo caos, mi ha stressato più di quanto pensassi.
E in più… la pioggia, tanta.
Una di quelle giornate che ti restano addosso.

La testa è piena di immagini, chilometri e pensieri.
Ma ora serve solo una cosa: dormire.

Totale della giornata: 452 km percorsi.

Giorno 5 – Giovedì 24 aprile

Oggi sono stanco.
Fa freddo.
Vorrei solo restare a letto.
Ma... il Nürburgring e la Foresta Nera ci aspettano.

Facciamo colazione nella stanza attigua.
Check-out veloce.
Piove.

Alle 8:34 si parte, strade di campagna immerse nella nebbia e nella pioggia.
Ci accompagneranno per tutta la mattinata.

Il morale non è alle stelle.
Un po’ per il meteo, un po’ per la stanchezza che ormai si fa sentire sul serio.
Anche Penny è un po’ agitata.

Alle 10:23, sotto un forte temporale che si dissolve appena arriviamo, eccoci:
siamo al Nürburgring.

Ci siamo.
Sono felice.

Fare una foto davanti all’ingresso del Nürburgring... non ha prezzo.
Pensavo di doverlo saltare.
Invece ce l’abbiamo fatta.

Durante il percorso abbiamo visto alcuni pezzi del tracciato, qualche auto che sfreccia, il suono dei motori potenti.

Gerry, mi dispiace.
Tu qui non puoi entrare.
Sei troppo lento.
E da quest’anno, le auto che non superano i 130 km/h non sono più ammesse in pista.

Sarà una casualità, ma Gerry borbotta e spernacchia.
Come se volesse protestare.
Poi si tranquillizza.
Come a dire: “Va bene, ma ricordati che ci sono anch’io.”

Entriamo nel mondo dei motori.
Fino ad ora ero entrato in pista solo a Vallelunga, ma vuoi mettere a confronto?
Na!

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Facciamo un po’ di compere nel negozio di gadget:
prendo una maglietta per me, un adesivo della pista da mettere a Gerry, e una maglietta per il mio capo.

Alle 11:24 ripartiamo.

Pranziamo in un McDonald's lungo la strada, verso le 12:33.

Ora dobbiamo sbrigarci: la Foresta Nera ci aspetta.

Peppo propone di seguire la Strada 500, che ci porterà proprio lì.
Scavalleremo anche in Francia per un breve tratto.

Italia – Austria – Germania – Francia.
Quattro stati raggiunti con Gerry.
Chi lo avrebbe mai immaginato?

Facciamo le foto di rito, certo.
Ma la Foresta Nera... beh...

Scoprirò tornando in Italia che sì, inizia da Baden-Baden, ma le parti più belle sono all’interno:
i paesini medievali, le passeggiate nei sentieri, non certo la 500.
Che alla fine è solo una striscia d’asfalto che la costeggia.
Niente di che.
Un bosco come tanti.
Ahimè, informarsi meglio, avere più tempo...

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È ora di cercare un posto dove dormire.
Scegliamo Freudenstadt e l’hotel Dormero.

Sono le 18:26 quando arriviamo.
Il posto ci mette un po’ d’inquietudine:
due torri altissime, perse in una zona che sembra uscita da un film dell’orrore.

La ragazza alla reception non trova subito la prenotazione.
Pensa a un errore.
Poi diciamo Booking... e tutto si risolve.
Ci rilassiamo.

Io prendo una stanza enorme.
Nel comodino, trovo una Bibbia.
La prima volta che mi capita.

Per cena, ci consigliano di tornare in città.
Troviamo un altro ristorante italiano: Da Orazio.

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Cibo buono.
Prendiamo una pizza e un tiramisù.

Sul dolce avrei qualcosa da ridire…
ma la pizza era ottima.
E come sempre: tutti parlano italiano.

Così, tra un po’ di inglese maccheronico e l’italiano, anche oggi ce la siamo cavata.

Torniamo in albergo.
Domani si rientra in Italia.
E a casa.

Sveglia alle 5:00. Wow.

Totale della giornata: 452 km percorsi

Giorno 6 – Giovedì 25 aprile

Mentre in Italia si festeggia la Liberazione dal regime fascista, noi siamo ancora in Germania.
Se uno ci pensa... dice: “Ma guarda un po’!”

La sveglia alle 5:00 è una vera mazzata.
Ho dormito male.
Sono stanco.
E devo rientrare a Roma.

Che palle.
Mi stavo divertendo davvero.
Ma, come sempre, le cose belle finiscono troppo in fretta.

Alle 5:40 lasciamo l’albergo.
Poco dopo, alle 8:21, ci fermiamo in un Lidl.
Compriamo pane e affettato, così evitiamo una lunga sosta e risparmiamo qualcosa per il pranzo.

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L’ultima sosta ufficiale la facciamo a Trens Ovest, alle 13:12.
Dopo questa… siamo in Italia.

Alle 16:57 arriviamo in via Galileo Galilei, dove Peppo aveva lasciato la sua auto prima della partenza.

Alle 17:08, ci fermiamo da Jitty Fast Food per una merendina veloce:
io prendo delle patate, Peppo una piadina.

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Facciamo le foto di rito, sorrisi stanchi ma felici.

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Poi arrivano i saluti.

Peppo parte per Milano, zona Rho — circa due ore di strada.
Io invece ho ancora quasi cinque ore per tornare a Roma.

Sono a pezzi.
Farò tantissime soste.
La stanchezza è fortissima, il sonno pure.

Non supero i 70 km/h, sto tutto il tempo nella corsia di destra.
Piano, ma vado.

Attraverso la Toscana, l’Umbria, poi il Lazio.
Comincio a riconoscere le città.
So quanto manca.
Settebagni, poi il raccordo anulare

Ci siamo.

Alle 23:52 finalmente sono a casa.
Cotto. Stanco. Ma felice.

Saluto mamma.
E poi…
a letto.

Domani si torna al lavoro.
Però…
che avventura.
Domani pomeriggio mi riguarderò tutte le foto,
e poi farò il video.

Che bell’avventura.

 

 

Conclusioni

Era una cosa che volevo fare da tempo.
Un sogno rimandato per anni.
Ogni volta c’era qualcosa: il tempo, i soldi, la compagnia…
E ogni giugno, puntuale, passava.
E io restavo fermo.

Ma stavolta no.
Stavolta sono partito davvero.

Non è stato perfetto.
Niente lo è mai.
Ma è stato vero.
Con i suoi imprevisti, le sveglie all’alba, la stanchezza, la pioggia, i limiti di Gerry…
e con le risate, le strade, le persone incontrate, le emozioni inaspettate, le foto scattate senza pensarci,
i “quasi quasi” che sono diventati realtà.

Ho visto Wolfsburg.
Ci sono arrivato con il mio Gerry del ‘75.
Ho toccato il Muro di Berlino.
Ho ascoltato i motori al Nürburgring.
Ho attraversato quattro paesi in una settimana.
E sono tornato a casa cotto, stanco… ma felice.

Se me lo avessero raccontato così, non ci avrei creduto.
E invece… eccolo qui.
Scritto.
Vissuto.
Vero.

Grazie Gerry.
Grazie Peppo.
Grazie Penny.
Grazie a tutti quelli che ci hanno sorriso, aiutato, fatto una foto, raccontato un ricordo.

E grazie anche a me stesso, per non aver rinunciato.

Perché a volte, basta solo partire.

 

 

 

 - Wolsburg

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Xericos!!! 

Un viaggio!! un romanzo!!

Hai tralasciato di dire che, almeno spiritualmente, Pino ti accompagnava in Germania

Negli stessi giorni io giravo per la Baviera coronando un sogno che accarezzavo da almeno 5 anni

Il giro del Rococò più bello del mondo!

Girando nelle cittadine che circondano Monaco mi sono portato a casa queste foto che condivido1000008254.jpg.6503dbcd0dba083b5c1ea137e14b4b3a.jpg

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Un viaggio nello splendore!

Ciao a tutti!

Pino

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Si è vero, mi hai condiviso le foto, molto belle posti fantastici, il prossimo giro lo farò con un programma migliore

Posted

Complimenti vivissimi...bel

racconto...Pure io anni sono stato a Berlino con la famiglia (e con la mia auto)...Peccato

che ti sei perso il Museo del Muro...vicino Chek point Charly

...il museo è commovente.

Berlino città fantastica...

la metro unica al mondo.

Posted

No il museo non l'ho perso, ma con il cane non ci hanno permesso di entrare, peccato perchè a leggere le recensioni era una parte fondamentale della visita.

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